Un'allegria contagiosa, anche se all'inizio...
“Ho iniziato il mio turno alle 8,40 svogliatamente: non so perché alle volte un’apatia mi assale, come se il desiderio di vivere venisse meno, l’entusiasmo se ne va e la sfiducia sembra prendere il sopravvento. Cerco di scacciare i cattivi pensieri rendendomi utile nel fare cosa? Alcuni avventori del supermercato si giustificavano con la collaudata formula del “abbiamo già dato”, altri si defilavano cercando di rendersi invisibili. Piano piano, però molti hanno iniziato a portare i generi alimentari non deperibili che, diligentemente, separavo per tipo riponendoli nelle scatole di cartone disposte, l’una accanto all’altra, vicino alla grande vetrata del negozio. Ci eravamo organizzati: c’era chi distribuiva i sacchetti vuoti ai clienti in entrata, chi li ritirava pieni dagli stessi in uscita, e chi riponeva il tutto nelle scatole. Ad un certo punto il flusso della merce era diventato così intenso che facevo fatica a ripartire i prodotti nei contenitori. Ciò mi dava una sensazione positiva perché vedevo che tutte le persone si relazionavano tra loro collaborando fattivamente. Notai una signora che con gioia mi allungava il suo sacchetto, poi un’altra ancora, e ancora…Era dolce per la mia anima assaporare l’allegrezza dei loro sguardi. Non è vero che il cinismo la fa da padrone - così mi son detto - esiste una letizia contagiosa nel fare, nello sperare, nel credere. La relazione con il prossimo ci fa sentire parte di una comunità, non siamo apolidi, canne sbattute dall’acqua e dal vento; non lo siamo nella misura in cui sappiamo cogliere nell’altro quella gioia, che è bellezza interiore, che finisce inevitabilmente per spennellare di bello, di buono, il nostro esistere.”
Massimo – Massa Lombarda (RA)